ovvero REPETITA IUVANTE’ bene chiarire subito il senso del sottotitolo odierno: l’esito roboante della partita Lazio – Milan di domenica sera non deve trarre in inganno; in realtà non s’è assistito ad alcuna rinascita della squadra rossonera, ma alla mera conferma di quanto era già ben noto.
Con particolare riferimento al tema di chiusura del mio post precedente, si è assistito alla chiarificazione dei ruoli e delle
gerarchie interne.Affrancato da vincoli tattici incompatibili con le sue caratteristiche, Kakà ha giocato una partita eccezionale; complici la stanchezza e l’anarchia tattica (quest’ultima, la vera novità negativa della serata) del centrocampo laziale orfano di Ledesma, nonché l’insistenza della difesa biancoazzurra nel tentare il fuorigioco fino a 35 - 40 mt dalla propria porta, il brasiliano si è dilettato come non mai a svariare a piacimento lungo tutto il fronte d’attacco, libero di scegliere se saltare a ripetizione gli avversari oppure temporeggiare, facendo collassare sistematicamente 2 – 3 difensori su di sé per poi beneficiare i compagni da lui smarcati.
Quando si diverte, il brasiliano diventa utile financo in fase difensiva, aiutando il
monumentale Ambrosini e l’appannato Gattuso a recuperare numerosi palloni, strappandoli, nella fattispecie, dalle gambe non certe fatate di Mudingayi e Mutarelli.
Con ciò rispondo alle
pertinenti osservazioni di Matteo, insistendo nell’idea che avere un giocatore come Kakà in squadra condiziona le scelte dell’allenatore; talvolta, se lui non gira, puoi anche rimetterci, ma nel lungo periodo è un atteggiamento che paga dividendi.
D’altronde, dovendo scegliere tra il fuoriclasse e l’allenatore, 9 volte su 10 la dirigenza ed i tifosi si schierano con il primo, oppure l’altro soccombe; basti pensare alla querelle Van Basten – Sacchi: dopo il primo anno senza vittorie, l’allenatore è partito, mentre l’altro ha continuato a dominare per almeno 2 stagioni, prima del declino fisico, giunto a meno di 29 anni.
Molti altri casi potrebbero essere citati, ivi compreso quello recentissimo di Fabio Capello, vincente ed esonerato (Maradona – Ottavio Bianchi; Totti – Zeman; etc…).
Per tornare al tema del giorno, dunque, nulla di nuovo in casa Milan; o forse sì. Domenica sera s’è visto il miglior Gilardino in maglia rossonera, non tanto per il ritorno alla rete, nè per il viziaccio di divorarsi gol fatti (!!), bensì per il ritorno alla voglia di lottare in area, dato che sinora, in questa stagione, lui veniva
sodomizzato da tutti i difensori, lasciando al solo Ambrosini l’incombenza, tipica del centravanti, di
“fare a sportellate” (espressione cara a Federico Buffa) dentro l’area per creare spazi.
P.S. Prometto che il prossimo intervento sarà dedicato ad altro tema.
P.P.S. A coloro i quali criticavano il mio ultimo intervento definendolo fuori luogo, gradirei replicare che è ben più fuori luogo la partecipazione all’Oktoberfest di chi notoriamente ha poca dimestichezza con le bevande diverse dall’acqua del
Gorgovivo, tanto più se, nella fattispecie, il soggetto in questione aggrava la propria posizione, compiendo una mesta
ritirata strategica ben prima che la serata sia finita.